2010

INcapaci

Credits

Incapaci

di Michele Bia

degia: Franco Ferrante; Raffaele Braia drammaturgia: Michele Bia
supervisione: Michele Bia
con: Franco Ferrante; Raffaele Braia
scenografia: Luca Corriero
costumi: Sartoria Teatroscalo; Skenè produzioni
produzione: Teatroscalo; Skenè produzioni
patrocinio: Libera Puglia, Fondazione Giovanni e Francesca Falcone

incapaci locandina

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.” Giovanni Falcone

PREMESSA

L’ Italia e soprattutto il Sud non è solo sinonimo di corruzione, malaffare, di politica clientelare di doveri non rispettati; il nostro Sud è soprattutto terra di ribellione, senso del dovere, senso civico e lotta alle mafie.
Partendo dall’insegnamento di due uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Teatroscalo e Skenè Produzioni Teatrali, hanno indagato sul valore del percorso umano dei due magistrati e sui cambiamenti che hanno lasciato come patrimonio prezioso per far fronte alle ingiustizie che la società subisce da sempre.
Far finta di niente, rassegnarsi, vuol dire venir meno a quel senso civico, alimentare la cultura del malaffare, contribuire indirettamente al rafforzarsi del potere delle mafie, il quale ha radici solide sia dal punto di vista culturale, sia economico che sociale.

Ci siamo interrogati sulla possibilità di raccontare attraverso la nostra poetica il cambiamento, se c’è stato. Parlare della morte e della lotta alla mafia nel ventennale della scomparsa dei due magistrati, ci è sembrato didascalico e retorico, pagine e pagine sono state scritte in loro memoria.
Il nostro lavoro parte al contrario, analizzando quel tempo sospeso che il mandatario e carnefice hanno a disposizione prima di commettere una strage, sulla loro psicologia, su quella maniera stupida e cinica che ha devastato gli animi della società civile, collocandoli in un “non luogo” travolti dal rimorso, diventeranno “IN CAPACI”.

LA STORIA

L’azione si sviluppa in un luogo a metà strada tra la realtà e il gioco. C’è un tunnel, due pilastri e un traliccio su cui passano dei binari, tutti elementi in ferro che hanno delle proporzioni scombinate, misure che non seguono una precisa scala dei valori.
Giovanni e Paolo, entrambi con i baffi, il primo alto e più asciutto, il secondo basso e più rotondo, sono in attesa di qualcosa. Paolo è nervoso, pensieroso e enigmatico. Giovanni è semplice, calmo e aperto.
Nel corso della vicenda si scopre che essi sono i sicari stupidi di un’organizzazione criminale che si fregia di aver commesso una serie di stragi terribili. Per loro è stato previsto un agghiacciante banco di prova: se vogliono contare nell’organizzazione ed essere stimati, devono far saltare un treno in cui viaggia un personaggio scomodo per gli affari della criminalità organizzata (forse un ministro, forse un magistrato…).
L’attesa è lunga e snervante, e il momento culminante viene sempre rimandato. In un crescente ansioso che li costringe a uno scontro prima verbale e poi fisico, succede qualcosa di stravolgente, come uno schiaffo che li desta e li fa prendere coscienza di quello che sta accadendo.

QUANDO SI DICE IL DESTINO IN UN NOME

Esattamente 20 anni fa morivano due uomini che hanno amato il proprio paese. Hanno amato la vita fino a sacrificarla. Il loro sacrificio ha cambiato la vita e il pensiero di molte altra persone, ha trasformato finalmente una nazione e, in particolare, il meridione. Giovanni e Paolo sono due italiani entrati nella storia del nostro paese come pochi altri in precedenza. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nella storia, ma esistono ancora nel presente con tutta la forza con cui hanno lottato durante la loro vita e continueranno a far parte del futuro dell’Italia.
Perché vivono, e vivono perché rappresentano la parte sana e onesta di un intero paese. E in Italia gli onesti non sono pochi, sono la maggioranza.
I nostri personaggi, Giovanni e Paolo (che a partire dai nomi, dalla fisicità, e, forse, anche dal modo di vestire rimandano subito ai due magistrati), sono l’esempio di quel cambiamento che Falcone e Borsellino hanno avviato, inculcando nel pensiero collettivo un senso di giustizia e di legalità che per tanto, tantissimo tempo è mancato e continua a mancare nella nostra Bella Italia. Sono due personaggi che nel breve tempo che separa il loro arrivo sul luogo e il momento in cui schiacceranno il telecomando per far saltare il treno, compiono un viaggio affannoso nella loro coscienza, nelle loro certezze e fra dubbi e sospetti arrivano a una importante e irrinunciabile decisione.

Sono due personaggi la cui discrepanza tra l’immagine che vogliono dare di loro, forti, sicuri, capaci, e ciò che realmente si rivelano, fragili, spaesati, incapaci, risulta incolmabile. Curiosa contraddizione che li rende emotivamente e drammaturgicamente forti e pieni di sottili risvolti psicologici. Purtroppo sono due stupidi perché solo gli stupidi possono essere la manovalanza di cui si serve un’organizzazione mafiosa per commettere stragi come Capaci e Via d’Amelio.

Fortunatamente sono due stupidi, perché solo gli stupidi hanno ancora la capacità di stupirsi di fronte alla bellezza dell’onesta e possono invertire l’ottusità che da sempre anima il potere coercitivo e conservatore delle mafie, continuando il lavoro straordinario di due UOMINI straordinari.
Siamo convinti che Falcone e Borsellino sarebbero contenti di questi due personaggi, perché rappresentano il risveglio della società civile. I loro valori, seppure in forma diversa, risiedono in questi due sventurati.
Incapaci vuole essere un nostro contributo alla lotta alla mafia, alla crescita di una coscienza civile, allo sviluppo di una società pulita e di una vita migliore.

SCENOGRAFI A E AMBIENTE

La scenografia, come ormai di consuetudine delle due compagnie nelle produzioni teatrali è stata realizzata esclusivamente con materiale riciclato.
In piena sintonia con il tema di “Incapaci” crediamo che una buona gestione dei rifiuti e il riciclo dei materiali siano anch’essi un contributo alla lotta alla mafia.
Per questo bisogna con forza e costanza diffondere la cultura del riciclo.

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