2014

In nome del
popolo italiano

Credits

In nome del popolo italiano

tratto dall’omonimo film di Dino Risi 

regia: Michele Bia
adattamento teatrale: Michele Bia
con: Franco Ferrante, Marco Grossi, Raffaele Braia, Ivan Dell’Edera, Marianna De Pinto, Rossella Giugliano, Maurizio Semeraro, Enzo Toma.
scenografia: Riccardo Mastrapasqua
disegno luci:Roberto Colabufo
produzione: Teatroscalo, Malalingua, Skèné Produzioni Teatrali, Kokopelli

in nome del popolo italiano locandina

IL FILM

Lo spettacolo è tratto dall’omonimo film di Dino Risi, con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi , sceneggiatura di Age e Scarpelli. Un ritratto duro e impietoso dell’ Italia, riconoscibile ancora oggi, nonostante Mani pulite, Prima e Seconda Repubblica.

Un giallo che ha in sé i toni grotteschi della commedia più amara e cinica, dove si ride per l’intelligenza dei dialoghi e l’ironia delle situazioni, ma si resta sconvolti dalla triste autenticità di personaggi che suscitano la stessa antipatia di certi politici attuali. Dino Risi da quel genio che era, aveva capito tutto; aveva capito che il nostro paese ha paura di cambiare, e certe leggi imperfette e discutibili sono fatte a tutela di certi personaggi interessati più al proprio tornaconto personale che al bene della comunità.

“In nome popolo italiano” è una delle più pungenti commedie italiane di tutti i tempi.

LA STORIA

Il dott. Mariano Bonifazi, un magistrato integerrimo, indaga sul decesso di Silvana Lazzarini, una giovane e bella ragazza, rinvenuta morta nel letto della propria abitazione. Interrogando i genitori della vittima, Bonifazi apprende che Silvana conosceva l’ingegnere Lorenzo Santenocito, un industriale arrivista, spregiudicato e senza scrupoli. Quando egli si trova faccia a faccia col magistrato lo scontro ideologico e caratteriale fra i due personaggi è inevitabile; il giudice vede nell’imprenditore la personificazione di tutto ciò che egli tenta ogni giorno di combattere, l’incarnazione della corruzione e del malaffare che imperversano nel paese. Bonifazi è ormai pronto a far arrestare l’ingegner Santenocito, quando entra in possesso di alcuni quaderni della vittima, in cui sono contenute alcune notizie importantissime per le indagini.

DAL FILM ALLO SPETTACOLO

Note di regia
Ciò che ha reso appetibile un adattamento teatrale de “In Nome del Popolo Italiano” è stata la sua sconvolgente attualità, la sua formidabile posizione di avanguardia nell’indagare la nostra società. “In nome del popolo italiano” fotografa la realtà di un’Italia crepata dalla corruzione dai vertici fino alle fondamenta. Un’Italia divisa in posizioni ideologiche non solo differenti e contrapposte, ma sempre in conflitto fra loro, irrispettose l’una dell’altra e pronte a sopraffare la parte avversa con qualsiasi mezzo a disposizione fino ad ottenerne il più completo annientamento. Un popolo che truffa e che è truffato, ma, noncurante dei propri mali, è sempre pronto a fermarsi e ad unire tutte le sue differenti realtà di fronte ad una partita di calcio.

Scrive Giacomo Scarpelli (a lui e ad Alberto Incrocci va il mio più grande ringraziamento per aver autorizzato l’adattamento) nella prefazione dell’omonimo libro:

Dentro “In nome del Popolo Italiano” era stato calato, fin dal 1971, molto, quasi tutto: il rapporto nascosto tra potere politico e potere finanziario, la corruzione morale del libero mercato, l’abusivismo edilizio, la questione dell’autonomia della magistratura, e poi il montare dell’inquinamento nel mare e nelle città, il traffico di ragazze sedotte dal miraggio di denaro e successo, e, persino, la degenerazione del tifo calcistico. Nel corso degli ultimi decenni nessuno dei problemi è stato risolto e forse è proprio per questo che …che il film non sia invecchiato, anzi risulti un passo avanti.

Per certi aspetti era molto pericoloso realizzare una riduzione teatrale di questo grande film, per altri è stato molto semplice grazie alla sua natura teatrale. La sceneggiatura, nella parte relativa ai dialoghi, è rimasta intatta; del resto come si fa a cambiare una singola parola a quelle straordinarie battute scritte da Age e Scarpelli? Tutti i personaggi, anche i più piccoli hanno una costruzione e uno spessore così alti da renderli unici e irripetibili. Ho cercato di far rivivere tutta la forza comica e drammatica presente nel film eliminando o modificando soltanto alcune scene dalla precisa fisionomia cinematografica.

Quello che ho operato e che differenzia sostanzialmente lo spettacolo dal film è il montaggio: ho affidato la soluzione di continuità a tre momenti onirici in cui la ragazza, da morta, cerca di far recapitare nelle mani del Giudice il suo quaderno dove ci sono importanti notizie che scagionerebbero l’ingegnere.

Questo non solo mi ha dato la possibilità di mettere l’accento sui codici espressivi del linguaggio teatrale, ma è stato anche un modo per definire il senso di giustizia, la vera giustizia, quella che reclama la mera applicazione delle leggi senza interpretarle.

Ma alla luce dei fatti che accadono nella storia, la domanda finale è: chi ha ragione l’Ingegnere o il Giudice. Al Pubblico la risposta.

Michele Bia